Atene verso il riscatto

Grecia

L’anno appena iniziato segna il ritorno della Grecia sul mercato obbligazionariointernazionale. Dopo una prima emissione a 5 anni dello scorso luglio, legata ad un’operazione di riacquisto e concambio, l’8 febbraio Atene ha collocato circa 3 miliardi di euro del nuovo benchmark a 7 anni, con scadenza nel febbraio 2025 e cedola del 3,375%.

Tale decisione rientra nel programma elaborato dall’agenzia del debito greca, il cui scopo è raccogliere circa 10 miliardi di euro attraverso altre due emissioni, probabilmente a 3 e 10 anni, entro il termine del terzo piano di salvataggio fissato il prossimo agosto.

La Grecia ha beneficiato dal 2010 ad oggi di tre distinte tranche di aiuti da parte di BCE, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale per un importo complessivo superiore ai 200 miliardi di euro, a fronte di impegni concreti nel risanamento dei conti pubblici e nella realizzazione di riforme strutturali in campo economico. La costituzione di una sufficiente riserva di liquidità in vista della negoziazione dei termini di uscita dall’ultimo programma di supporto rappresenta, pertanto, un’esigenza primaria per le istituzioni elleniche.

Il recente tentativo di riconquistare la fiducia degli investitori riflette i progressi fatti dal paese negli ultimi 24 mesi. Nonostante la risicata maggioranza parlamentare di cui gode la coalizione guidata da Syriza, partito dell’attuale primo ministro Tsipras, il governo sembra intenzionato a condurre con determinazione una politica di privatizzazioni che produrrebbe, secondo stime dell’esecutivo greco, un beneficio immediato per le casse statali pari a circa 3 miliardi di euro.

Il tentativo di inversione di rotta è stato riconosciuto anche dall’agenzia di rating S&P, che a gennaio, per la prima volta in due anni, ha innalzato il rating sul debito greco a lungo termine da B- a B con outlook positivo. L’agenzia americana ha giustificato la propria decisione sulla base del miglioramento delle prospettive di crescita di Atene, cui si aggiungono il recupero del mercato del lavoro e una fase di relativa stabilità politica. Il rendimento decennale dei titoli sovrani greci, come mostrato dal grafico riportato sotto, dopo aver raggiunto un massimo al culmine della crisi a fine 2011 attorno al 35%, ha intrapreso una marcata discesa interrottasi solo temporaneamente nel primo semestre del 2015. Dal 2016 in avanti, infatti, la contrazione è proseguita senza ulteriori pause, permettendo al tasso di registrare un minimo il 31 gennaio 2018 al 3,74% prima di risalire al 4,30% attuale.

Rendimento governativo 10 anni greco, 2008-2018

Fonte: Bloomberg

Va ricordato che il premio al rischio incorporato dalle obbligazioni elleniche resta considerevole, non solo in virtù del merito di credito speculative grade, ma anche in relazione alla diminuzione dell’appeal del comparto governativo europeo in seguito al prevedibile cambio di approccio monetario da parte della BCE.

Anche il mercato azionario domestico ha tratto vantaggio dall’allentamento delle tensioni con i creditori internazionali, progredendo in maniera robusta negli ultimi 2 anni. Il grafico che segue mette a confronto l’andamento dell’indice principale della borsa di Atene, Athens Stock Exchange General Index (ASE), con l’indice paneuropeo EURO STOXX 50. Se si escludono i dividendi, dal febbraio 2016 le quotazioni dell’indice greco hanno messo a segno una performance del 75%, contro il 21% circa dell’EURO STOXX 50.

Indice ASE vs EURO STOXX 50, 2016-2018

Fonte: Bloomberg

Nonostante l’incoraggiante quadro complessivo delineato sopra, non mancano le incognite legate ad un pieno recupero di credibilità della Grecia. Un primo banco di prova sarà rappresentato dall’esito degli stress test sulle principali banche nazionali atteso per il prossimo maggio. L’eventuale insufficienza delle dotazioni di capitale in caso di scenari avversi, minerebbe il già delicato percorso di ripristino delle condizioni pre-crisi. Inoltre, una reale ripresa non potrà giungere in assenza di iniziative volte a ridurre il significativo debito pubblico accumulato nel tempo. L’ultima proiezione realizzata dalla Commissione Europea a tal riguardo dipinge uno scenario in cui il rapporto Debito/PIL greco possa ridursi dal 181% corrente al 165% nel 2020. Un simile risultato sarà conseguibile, però, solo a fronte di una consistente crescita economica. Un sondaggio condotto da Bloomberg nella prima decade di gennaio tra 20 economisti stimava la crescita annua greca attestarsi, in media, al 2,2% sia nel 2018 che nel 2019. Entrambi gli obiettivi appaiono molto ambiziosi e lo stesso premier Tsipras è consapevole che lo sforzo per rimettere in piedi il paese attraverso misure drastiche ed impopolari, pur rappresentando la strada necessaria da percorrere, potrebbe costargli la riconferma alle elezioni che si terranno nel 2019.