Cade Re dollaro, brilla l’oro

L’inflazione americana cresce, ma le borse non si fanno vincere dalla paura e tornano a muoversi al rialzo. Le ultime sedute sui mercati hanno visto meno nubi e più rondini, con gli acquisti tornati a dominare la scena. Sul mercato dei cambi il dollaro è tornato a perdere terreno, indebolendosi nei confronti delle principali divise.

Il cambio euro/dollaro naviga nuovamente in area 1,25, dopo una settimana caratterizzata dalla volatilità. Dopo i dati relativi all’inflazione americana, infatti, l’euro si era mosso al ribasso, scivolando a 1,225. Il trend, però, ha avuto breve durata, con gli operatori tornati a vendere dollari.

Dal punto di vista tecnico il cambio dei cambi appare ancora impostato al rialzo, con la rottura della resistenza collocata a 1,25 che potrebbe aprire spazio per ulteriori allunghi, dopo i rialzi degli ultimi 14 mesi che hanno spinto l’euro a guadagnare il 20% nei confronti del dollaro.

La nuova debolezza del dollaro si è vista anche contro la sterlina, con il cable (GBP/USD) volato oltre 1,41, mentre USD/JPY ha perso terreno, scivolando ai mimini da oltre un anno in area 105.

Grafico giornaliero euro dollaro, fonte piattaforma ActivTrader

Dopo un’iniziale incertezza, ha ripreso quota il prezzo dell’oro, trascinato dalla discesa del dollaro. L’oro ha rotto al rialzo quota 1.350$, avvicinando dunque l’area resistenza collocata a 1.350-1.360$, dove sono collocati i massimi degli ultimi due anni. In particolare quota 1.375$ fu raggiunta nell’immediato post Brexit, mentre intorno a 1.355/1.360 passano i massimi sia di inizio 2018, che dell’autunno scorso.

Grafico giornaliero dell’oro, fonte piattaforma ActivTrader

In questo caso, però, dobbiamo sottolineare il diverso scenario in cui ci troviamo. Il trend di fondo appare ancora positivo per l’oro, ma parte di questo effetto deriva dalla debolezza del dollaro. Infatti, esaminando il prezzo del metallo giallo in altre valute (come euro o sterlina) negli ultimi 12 mesi, otterremmo performance ben diverse, così come analizzando la situazione fra novembre e gennaio, periodo in cui il dollaro si è deprezzato sui mercati valutari.

Emerge dunque la tradizionale correlazione fra dollaro e prezzo dell’oro. Come da manuale, la discesa del dollaro tende a rafforzare la quotazione dell’oro (ma occorre appunto contestualizzare questi movimenti legandoli al mercato dei cambi).

Da sottolineare anche la ripresa del petrolio. La quotazione del WTI, dopo aver perso pesantemente terreno nella prima parte dell’anno, mostra finalmente segnali di ripresa. L’area 58 si è configurata come il primo valido supporto, con i mercati che provano ad ignorare lo scenario complessivo di sovrapproduzione, considerando piuttosto le previsioni sul petrolio ancora rialziste da parte di alcune banche d’affari, fra cui Morgan Stanley. In attesa del meeting dell’OPEC di giugno l’oro nero potrebbe ancora muoversi in laterale, tentando nuovamente di attaccare i massimi di inizio mese in area 65-66$ al barile.

Grafico giornaliero del petrolio, fonte piattaforma ActivTrader

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