Un G7 dall’aria pesante

Gli Usa saranno convitato di pietra del G7? A fianco di un peso messicano che crolla ai minimi dell’anno sull’ennesimo “stop” americano alle trattative del NAFTA, pesa come un macigno altrettanto gravoso la lettera di rimprovero scritta dai G6 nei confronti degli USA in vista dell’incontro in Quebec. Una lettera di aperto scontento della quale il Segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin non potrà non tenere conto.

Il timore sugli effetti di una guerra commerciale per economie avanzate che iniziano a vedere la fine della fase di boom economico post crisi è palpabile, soprattutto dopo la scadenza dell’ultimatum che Trum ha dato all’UE e che ha portato alle sanzioni su acciaio e alluminio per l’UE ed i membri NAFTA, Canada e Messico.

La disputa commerciale in corso rischia di trasformarsi nella peggior crisi vissuta sin dalla nascita del G7 negli anni ’70, e la presenza di Trump tinge di nero le aspettative per un incontro costruttivo e lungimirante.La contromossa europea si far sentire dopo quella canadese attuata dal  Premier canadese Trudeau, che  non ci sta ad essere considerato “una minaccia per la sicurezza nazionale “ ,data la connotazione che Trump ha affibbiato ai dazi “opportunistici” contro i partner storici del NAFTA per giustificarne l’attuazione !

Come si capisce volano parole pesanti tra i partner di sempre e Mnuchin tenta di fare l’equilibrista con qualche evidente  difficoltà  insistendo sull’esigenza degli USA di avere relazioni commerciali bilanciate e corrette, come unico fine .

Nei fatti l’alleanza americano-canadese e’ forse la più incredibile e fruttuosa relazione commerciale,  in quanto a risultati e flussi sviluppati, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi , quindi sfugge ai più il motivo di un attacco così sproporzionato , come se il Canada fosse la Cina. Tenendo conto poi che i canadesi hanno lo stesso atteggiamento da sempre nei confronti dell’agguerrita competizione cinese , ora  son impegnati ad evitare un’escalation nei toni e nelle azioni e quindi il concretizzarsi di una guerra commerciale a tutti gli effetti .

Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale fotografano un’economia globale a livelli di crescita che non si vedevano dal 2011 e nessuno dei convitati del G7 si capacita di dover affrontare una minaccia così rischiosa per la crescita globale, come quella paventata dalle azioni di Trump .

Non penso che il sistema mondiale degli scambi sia a rischio per le politiche “diversamente proattive” degli USA, che in fondo son i primi ad aver bisogno di un clima conciliante con partner commerciali cruciali per mantenere gli attuali livelli di occupazione e crescita del PIL.

E poi dopo il G7 ci sarà il vertice di Singapore tra Trump e Kim Jong Un, la tattica negoziale del Presidente americano ha raggiunto lo scopo di mettere alle corde il leader nordcoreano che e’ dovuto ricorrere ancora una volta il 26 Maggio alla sapiente mano negoziale del Premier sudcoreano Moon dopo un tentativo di ritirarsi dall’impegno preso sull’onda dell’esito della questione iraniana . Quindi comunque vada questo G7 , Trump non ha intenzione di fare il convitato di pietra ma di continuare a dominare l’ordine mondiale imponendo una sua linea d’azione sul riequilibrio dei saldi commerciali , che non tralascia di difendere i confini USA da flussi migratori e da competizioni considerate lesive di un colosso economico che poggia su un immane debito che a Marzo ha superato la soglia dei 21mila miliardi di dollari Usa ed il 100% del PIL , motivo in più per catalizzare l’attenzione dell’elettorao altrove in vista delle prossime elezioni di medium term.

A cura di Claudia Segre, Presidente Global Thinking Foundation www.gltfoundation.com