Etf a confronto: Azionari Russia

Mosca


non si può certo dire che l’equity russa abbia dato soddisfazione negli ultimi tempi. Ad esempio, l’indice Morningstar Russia NR ha perso il 5,2% nell’ultimo anno, contro il +18,2% incassato dall’indice Morningstar Emerging Markets NR nello stesso periodo. Anche allungando l’orizzonte temporale le cose non cambiano, con il benchmark dedicato alla Borsa di Mosca che segna una performance annualizzata su cinque anni dello 0,7%, contro il 6,7% dell’indice allargato a tutti gli emergenti, senza contare la volatilità praticamente doppia. Negli ultimi cinque anni, infatti, il mercato azionario russo è stato uno dei più volatili al mondo (dati in euro al 20 dicembre 2017).

D’altra parte, però, le azioni russe vengono attualmente scambiate a forte sconto, con un rapporto prezzo/utili pari a 7,4 contro il 13,6 dell’indice allargato a tutti i mercati in via di sviluppo.

Evoluzione dell’indice Morningstar Russia NR a tre anni

Dati in euro al 20 dicembre 2017
Fonte: Morningstar Direct

La dipendenza della Russia dalle esportazioni di energia e la sua incapacità di diversificare la propria economia e di integrarla all’interno del panorama globale, lascia il paese estremamente vulnerabile al ciclo delle materie prime. Il crollo del prezzo del petrolio nel secondo semestre del 2014 ha provocato un vero e proprio shock. Nonostante i diversi tagli alla spesa corrente effettuati negli ultimi due anni, si stima infatti che la Russia abbia bisogno di un prezzo del greggio pari o superiore a 80 dollari al barile per raggiungere il pareggio di bilancio (oggi il Brent e il WTI sono quotati rispettivamente a 64 e 58 dollari  al barile).

La stretta monetaria in risposta al crollo del rublo – giù di circa il 45% rispetto al dollaro dai massimi del 2014 a oggi – ha reso il credito più costoso, peggiorando ulteriormente la fiducia delle imprese e la domanda interna.

Le tensioni geopolitiche a seguito dell’annessione della Crimea nel marzo 2014 e del coinvolgimento della Russia nel più recente conflitto siriano, hanno aumentato il premio al rischio del mercato azionario e spinto verso l’alto la volatilità. Inoltre, poiché le valutazioni di molte società russe sono frenate da cattive pratiche di governo societario, i gestori attivi tendono a utilizzare i criteri di governance come filtro nelle decisioni d’investimento, cosa che i fondi passivi non possono fare.

Malgrado tutto ciò, le previsioni macroeconomiche sono moderatamente positive. L’Ocse, ad esempio, stima una crescita del Prodotto interno lordo russo del 2% per il 2018 e dell’1,5% per il 2019, anche se l’analisi mette in guardia dalla fortissima dipendenza dell’economia russa dal mercato energetico.

Fonte: Ocse

L’offerta europea
el Vecchio continente sono quotati otto Exchange traded fund dedicati al mercato azionario russo.

Per il momento, l’unico coperto dalla ricerca Morningstar è il Lyxor Russia (Dow Jones Russia GDR) UCITS ETF C-EUR, che utilizza la replica sintetica per tracciare il Dow Jones Russia GDR Index, un benchmark che copre l’85% del mercato delle società russe quotate a Londra tramite Global Depositary Receipts (DGR). L’indice conta solo 12 titoli ed è basato sulla capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante con un tetto massimo del 20% per singolo titolo. Data l’importanza del settore energetico nell’economia russa, l’indice è fortemente esposto verso aziende attive nei settori petrolifero e di estrazione di gas, le quali contano per il 60% circa. Seguono i titoli finanziari (25-30%).

A causa della fortissima concentrazione del portafoglio, gli analisti di Morningstar sono convinti che questo replicante continuerà a sottoperformare la media dei concorrenti nel lungo periodo (i rendimenti aggiustati per il rischio di questo fondo si piazzano nell’ultimo quartile di categoria su tre e cinque anni). I gestori attivi hanno più spazio di manovra per poter aggiungere valore al portafoglio.

Inoltre, gli investitori devono tenere a mente che l’Etf è anche esposto ai movimenti di cambio, con il rublo che ha perso circa il 40% nei confronti dell’euro negli ultimi cinque anni. Il fondo ottiene un Analyst Rating pari a Negative.

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