Come dare la caccia alle criptovalute

Il 2017 è stato un anno fondamentale per le criptovalute: investitori retail e istituzionali hanno cercato e ancora tentano di posizionarsi al meglio su quello che viene considerato un asset e una tecnologia in grado di cambiare l’universo finanziario. Secondo i dati più recenti presentati da Marco Coda, responsabile criptovalute e blockchain di Banca Sella all’ultimo ITForum di Rimini, attualmente ci sono più di 1.680 valute virtuali  in  circolazione. E il numero aumenta ogni giorno. “Può sembrare strano cercare opportunità di lungo termine in un segmento come questo”, spiega Coda. “Tuttavia si tratta di un settore che, se implementato correttamente, può ridurre considerevolmente i costi di transazione, creare trasparenza, migliorare la sicurezza e eliminare costosi intermediari in un gran numero di industrie”.

5 paletti
In un quadro così complesso e in evoluzione continua diventa fondamentale porsi dei paletti all’interno dei quali muoversi se si vuole investire in criptovalute.

Il primo passo da fare è quello di cercare di eliminare gli elementi di opacità. “Spesso non si riescono ad avere abbastanza informazioni sulle società (i miners) che emettono criptovalute”, spiega Nico Cordeiro, analista di Pitchbook. “In questo senso il profilo di rischio è simile a quello che si trova in aziende di venture capital che sono ai primi passi. Molte criptovalute potrebbero dimostrarsi dei fallimenti. Per questo conviene muoversi su currency che hanno dimostrato di reggere la prova del tempo”.

Bisogna poi fare attenzione al contesto normativo. “Per sua natura è un settore difficile da regolamentare”, spiega Coda. “Ad esempio non c’è nessuna legge o disposizione che riguarda la tassazione degli utili generati dai Bitcoin. Di solito gli investitori si muovono in tre modi. C’è chi chiede pareri all’Agenzia delle entrate, ma le risposte non hanno valore di legge e riguardano il caso singolo. C’è poi chi, per essere più tranquillo, paga le normali tasse che si versano sugli utili realizzati con gli investimenti tradizionali e poi chiede il rimborso all’Agenzia. Infine c’è chi, in macanza di disposizioni al riguardo, semplicemente non dichiara la plusvalenza. Inevitabilmente, tuttavia, il settore sarà normato ed è bene fare attenzione a quali saranno gli sviluppi”.

Il terzo elemento da guardare è quello dei servizi che vengono offerti. “Molti emittenti di criptovalute non sono strutturati come società e questo può creare problemi nel medio e lungo termine. Soprattutto se dovessero sparire da un giorno all’altro”, dice Cordeiro. “La soluzione ideale è quella di affidarsi alle criptovalute che servono a uno scopo preciso a seconda delle esigenze che si hanno: ad esempio se servono per le transazioni o come asset speculativo”.

Un quarto fattore è l’effetto network. “Ci sono criptovalute che sono più accettate di altre”, dice Cordeiro. “Probabilmente saranno quelle in grado di sopravvivere quando entreranno in vigore delle norme o delle leggi sul settore. Allo stato attuale, purtroppo, è difficile capire quale potrà essere l’evoluzione”, dice l’analsita di Pitchbook.

C’è infine il problema di dove conservare le criptovalute. “I wallet virtuali sono una scelta comoda. L’unico problema è ricordarsi le password che possono essere formate anche da 24 parole di uso comune”, dice Cordeiro. “Ci sono poi società che si occupano di conservare le criptovalute dei clienti in quelli che, in sostanza, sono dei conti correnti simili a quelli bancari. Il problema in questo caso è che è difficile avere informazioni accurate sulla serietà o sulla solidità di queste aziende del web. Una terza soluzione è quella di affidarsi a istituti di credito tradizionali e conosciuti. Sono sempre di più quelli che offrono servizi legati alle criptocurrency”.

Quale cripto?
Ma qual è la moneta virtuale sulla quale conviene investire? Coda non ha dubbi: “La migliore value proposition la offre il Bitcoin. E’ quello che ha dato il via al settore e, come sempre accade con la tecnologia, i primi arrivati, anche se magari non sono i più efficienti, sono quelli che dettano le regole per tutto il comparto e che hanno le maggiori probabilità di reggere nel tempo”.