Il mercato si prepara all’ultima mossa di Draghi

I mercati sono pronti a una nuova politica accomodante della Banca centrale europea? Quello che è certo è che, nonostante una situazione macroeconomica debole, alimentata anche dal rischio Brexit e dalle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina, si stanno comportando bene. L’indice Morningstar Europe in un mese (fino al 25 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,3%, portando a +15,8% la performance da inizio anno (-10,9% l’andamento del 2018). Le indicazioni sono positive anche se si restringe il campo all’area euro, quella più direttamente toccata dalle scelte dell’Eurotower. L’indice Morningstar Eurozone in quattro settimane è cresciuto del 2,3%, portando a +15,5% l’andamento da inizio gennaio (-13,16% nel 2018). Andamenti in linea con quello dei panieri Morningstar relativi alle maggiori economie della zona (Germania, Francia e Italia).

Indici Morningstar Eurozone, Germany, France e Italy a confronto
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Dati in euro aggiornati al 25 giugno 2019
Fonte: Morningstar Direct

Rischi e opportunità
Il quadro, tuttavia, non è molto rassicurante. Durante l’ultimo simposio delle Banche centrali in Portogallo, a Sintra, il presidente della Bce, Mario Draghi (il cui mandato scade a fine ottobre) ha spiegato che “il trascinarsi dei rischi ha pesato sull’export, specie sull’industria manifatturiera”. E ha aggiunto: “Guardando in avanti, lo scenario dei rischi rimane negativo, e gli indicatori per i prossimi trimestri mostrano una debolezza persistente. Non si sono dissipati quei rischi evidenti durante tutto lo scorso anno. In particolare i fattori geopolitici, la crescente minaccia del protezionismo e le vulnerabilità dei mercati emergenti”. Draghi, insomma, ha sottolineato le nuove sfide che la politica monetaria si trova ad affrontare, ma anche come gli strumenti messi a disposizione e la relativa politica di reazione si siano evoluti in questo senso. E la Banca centrale, ha fatto capire chiaramente, vuole utilizzare tutte le leve a sua disposizione. Questo può voler dire tagliare ulteriormente i tassi o introdurre politiche monetarie ad hoc.

In questa situazione, esistono tuttavia delle opportunità. All’ultima Morningstar Investor Conference di Londra, Dave Dudding, gestore di Threadneedle European Select, ha sottolineato come sia possibile per gli investitori guadagnare grazie alle società europee anche quando l’economia mondiale ristagna. Il rapporto price/earning più basso rispetto ad esempio alle società Usa, rende gli asset della regione particolarmente interessanti.

Banche sotto la lente
Ma quando si parla di tassi e di politiche monetarie un occhio particolare bisogna buttarlo alle banche. In primo luogo perché fanno parte di uno di quei settori legati a doppio filo all’andamento del ciclo economico (leggi qui un approfondimento). Più in generale l’andamento dei tassi è fonte di dolori ma anche di gioie per gli istituti. I bassi tassi di interesse riducono la redditività di capitale. Ma possono far aumentare i profitti se gli istituti si indebitano a breve ed erogano prestiti a lungo termine. Ci sono però dei rischi. “Gli intermediari finanziari potrebbero sottostimare i rischi associati a queste strategie e assumere posizioni eccessive in attività a lungo termine”, spiega uno studio della Bank for International Settlements. “Se un rialzo inatteso dei tassi ufficiali dovesse innescare un analogo rialzo dei rendimenti obbligazionari, la conseguente caduta dei prezzi di questi titoli provocherebbe considerevoli perdite per le banche, che a quel punto potrebbero incontrare difficoltà nel rinnovare il debito a breve”.

Nella tabella in basso sono elencati i 10 fondi della categoria Morningstar Eurozone large cap equity che hanno la maggior presenza netta di titoli bancari.
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Nella tabella sotto, invece, sono elencati i cinque fondi della categoria Morningstar Finacial services equity che hanno la maggiore esposizione alle banche del Vecchio continente.
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