Il potere del riordino del patrimonio

Un fenomeno editoriale e mediatico globale: si tratta di Marie Kondo e del suo “magico potere del riordino”, che mira a trasformare gli spazi vitali di chi si sente soffocare da una casa disordinata. Possiamo trovare delle similitudini con chi invece si trova a dover gestire un insieme di beni e di investimenti senza un chiaro obiettivo davanti a sé?

A mio avviso, ci sono molti punti di contatto. La consulente giapponese del riordino evidenzia che:

  • Nel tempo si sono accumulate troppe cose in casa
  • Spesso si cerca di riordinare stanza per stanza senza successo. Inoltre per fronteggiare grandi cambiamenti familiari è necessario un rinnovamento completo degli spazi
  • Si è sopraffatti da vestiti, ricordi e cianfrusaglie e non si riesce a godere delle cose davvero importanti

Nella mia esperienza di consulenza patrimoniale ho riscontrato parallelamente che:

  • Il patrimonio familiare si stratifica nel tempo, con motivazioni e origini diverse, spesso non coerenti tra loro
  • Gli obiettivi di vita e la struttura familiare si evolvono ma non si ha occasione o non si ha il giusto supporto per riorganizzarsi ragionando sul quadro complessivo. Inoltre quando si identifica un problema si agisce a compartimenti stagni (per esempio banca per banca, o solo in ambito di efficienza fiscale, oppure solo su immobili ereditati e così via)
  • Le componenti del patrimonio sono viste come una preoccupazione più che una risorsa e sono gestite come fine in sé anziché come mezzo per raggiungere obiettivi reali

Sembrano quindi esserci le premesse giuste per provare ad applicare alcuni suggerimenti di Marie Kondo per il riordino di casa anche al patrimonio, in particolare quando questo risulta essere articolato. Prima di iniziare a lavorare sulle soluzioni, soffermiamoci su due riflessioni che permettono di sviluppare maggiore consapevolezza e un vocabolario comune su questi temi.

Cosa intendiamo per patrimonio? Suggerisco di provare ad abbozzare su un foglio bianco un primo elenco, da suddividere solo in seguito in categorie coerenti. Per permettere un visualizzazione più chiara di questi concetti, in ALFA SCF abbiamo raffigurato il patrimonio con una forma triangolare, suddivisa a sua volta in 3 triangoli che ne rappresentano le principali componenti e contornato da altri 3 elementi correlati (vedi immagine).

In che modo gestisci il tuo patrimonio? A quali aspetti ti dedichi personalmente, di quali si occupa un tuo familiare, per quali ti affidi a persone di fiducia? Ci sono aspetti non gestiti o mal gestiti? Hai impostato un metodo per misurare il tuo patrimonio nel tempo e per capire se ti è utile, se produce dei redditi e a quali rischi è esposto?

Veniamo ai suggerimenti ispirati dal metodo di Marie Kondo e a come trarne beneficio per riordinare il patrimonio:

  1. Non riordinare stanza per stanza ma categoria per categoria, radunando tutto in un unico punto. L’attività chiave è partire con una mappatura su un unico foglio del proprio patrimonio personale, o meglio del proprio nucleo familiare, per iniziare a ragionare in modo aggregato, ricategorizzando in base a criteri più utili al confronto. Per esempio, nel triangolo patrimoniale ALFA potrebbero trovarsi fianco a fianco la prima casa di famiglia, l’appartamento acquistato per il figlio ma rimasto inutilizzato e ora affittato a studenti, la casa in montagna ereditata dai suoceri e il 50% della loro vecchia abitazione, oltre al monolocale al mare utilizzato una settimana all’anno. Tra gli investimenti finanziari, un paio di dossier titoli con obbligazioni e fondi insieme a una gestione patrimoniale, tra gli accantonamenti e investimenti long-term una polizza finanziaria, il TFR, i contributi INPS e una polizza di previdenza complementare, raddoppiati se anche il partner lavora. E solo a questo punto si può iniziare a riordinare.
  2. Buttare ciò che è superfluo e mantenere ciò che regala un’emozione. Se per il riordino domestico il superfluo è relativamente facile da rilevare e le emozioni non impattano direttamente sul tenore di vita, per il patrimonio entra in gioco un altro aspetto: la consapevolezza sullo scopo. Si può riformulare quindi il suggerimento in “identifica i tuoi obiettivi di vita e mantieni i beni che ti possono aiutare a raggiungerli”. In questa fase, se non hai una competenza specifica in materia di investimenti puoi verificarne le caratteristiche con un esperto senza conflitti di interesse. Ed eventualmente farti supportare nello sviluppo di una pianificazione finanziaria su misura.
  3. Decidere la collocazione di ogni cosa. Nel momento in cui hai fatto chiarezza sugli obiettivi e hai deciso di dedicare un asset patrimoniale (o una parte di risparmio futuro) a un determinato obiettivo con una strategia definita, non hai necessità di preoccuparti costantemente del suo andamento, è sufficiente una revisione periodica.
  4. Consigli su come disporre i vestiti. Traslando questo tema, è necessario avere un buon sistema di reportistica, per mantenere ordinato il patrimonio e la sua allocazione per obiettivi e per verificare la redditività e i costi delle diverse componenti, confrontandoli con quanto impostato a monte. Ancora più importante è la verifica dei risultati delle attività su cui l’individuo ha maggior controllo, vale a dire il flusso finanziario costituito da “entrate” meno “uscite”, con relativo impatto positivo o negativo sul patrimonio (risparmio o erosione dello stesso).

In conclusione una buona mappatura del patrimonio, unita ad una adeguata pianificazione, permette di conoscere dove reperire la liquidità che serve nei momenti di necessità e dove ottimizzare in caso di mutamenti improvvisi di tipo fiscale, politico o economico; al tempo stesso consente di vivere sereni sapendo di avere una strategia e un patrimonio alle spalle.

Un po’ come trovare al volo l’ombrello se una mattina diluvia, e vivere sereni sapendo dov’è la giacca leggera quando a fine inverno escono già giornate estive.