L’industria degli Etf cresce e continua a cambiare

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L’industria europea degli Etf (Exchange traded fund) può davvero incorniciare l’ultimo decennio. Secondo uno studio di Morningstar, dal titolo A Guided Tour of the European ETF Marketplace, il patrimonio gestito è cresciuto dai 100 miliardi di euro di fine 2008 ai 760 miliardi della fine del primo trimestre 2019. L’aumento annuale degli asset è stato quasi sempre a due cifre, con l’eccezione del 2011 e del 2018, due periodi caratterizzati da alta volatilità e discesa dei prezzi azionari. Ma il primo trimestre 2019 ha mostrato un nuovo vigore, con flussi netti per 26 miliardi.

Industria europea degli ETF: patrimonio e flussi netti

Industria europea degli ETF: asset e flussi

L’ascesa degli obbligazionari
Gli Etf azionari rimangono la fetta più grande del patrimonio dell’industria e rappresentano i due terzi del totale (al 31 marzo 2019). Tuttavia, gli strumenti indicizzati obbligazionari sono quelli che hanno registrato i tassi di crescita più alti nell’ultimo decennio e coprono ora circa un quarto degli asset complessivi. Il terzo grande raggruppamento è quello dei prodotti specializzati sulle materie prime (7% del totale), un segmento dominato dai metalli preziosi.

Ripartizione del patrimonio degli Etf europei per attività finanziarie

Ripartizione del patrimonio degli ETF europei per asset class

Rispuntano i sintetici
Oltre a crescere, il mercato degli Etf è cambiato molto in dieci anni. La svolta più significativa riguarda il metodo di replica. Oggi, i fondi “fisici”, ossia quelli che hanno un portafoglio di titoli uguale o ottimizzato rispetto all’indice di riferimento, sono la maggioranza (circa l’80% degli azionari e il 90% degli obbligazionari), mentre dieci anni fa il rapporto era di 60/40 rispetto a quelli sintetici (basati su contratti derivati, tipicamente swap).

“Il declino del patrimonio degli Etf sintetici è largamente spiegato dalla preferenza degli investitori per strutture semplici e percepite meno rischiose”, spiega Hortense Bioy, direttore della ricerca sulle strategie passive e sostenibili di Morningstar. Ma negli ultimi anni, qualcosa è cambiato. “Ad esempio, molti si sono accorti che il metodo basato su swap offre un vantaggio di performance rispetto a quello fisico sul mercato azionario principale americano (indici S&P500 e Msci Usa)”, continua Bioy, “perché si evita di pagare la ritenuta fiscale sui dividendi”.

Un’industria concentrata
Nonostante l’espansione, il mercato degli Etf resta concentrato con i primi tre emittenti che controllano circa i due terzi degli asset. In particolare, iShares rimane al primo posto, anche se la sua quota è scesa dal 46,4 al 44,6% in due anni. Secondo è Xtrackers, la cui fetta è passata dal 9,8 all’11%, in parte grazie al consolidamento tra la divisione degli Etf e quella degli Etc (i prodotti specializzati sulle materie prime). Terzo è Lyxor, sceso dal 9,3 all’8,4%.

L’ultimo biennio è stato caratterizzato da una serie di operazioni di fusione e acquisizione. La principale è stata l’integrazione di Source in Invesco a metà 2017, che ha permesso a quest’ultimo di entrare nella Top 10 degli operatori in Europa. Le nozze con Etf Securities, invece, hanno dato la possibilità a WisdomTree di diventare un player dominante nel segmento delle commodity. Un altro grande operatore dei fondi indicizzati, Legal&General, ha debuttato con una gamma di Etf core azionari, dopo aver comprato Canvas da Etf Securities nel 2017.

Diversi gestori di fondi attivi, tra cui Fidelity, Franklin Templeton, JP Morgan e Candriam hanno deciso di entrare nel segmento degli indicizzati quotati con strutture proprietarie e altri dovrebbero seguire nei prossimi mesi, come ad esempio Goldman Sachs. Infine, gli operatori più piccoli hanno ora la possibilità di mettere piede sul mercato europeo attraverso la piattaforma white-label HanETF, che offre soluzioni chiavi-in-mano per lo sviluppo dei prodotti, la compliance, il mercato dei capitali, la distribuzione, le vendite e il marketing.

La guerra dei costi continua
La guerra dei costi è tutt’altro che finita. Al contrario, ha assunto nuove forme, si è estesa dagli Etf tradizionali a quelli Strategic beta e ha interessato anche quelli sostenibili. “Dopo che Fidelity ha lanciato negli Stati Uniti i primi fondi indicizzati a costo zero, ora sono in molti a domandarsi chi lo farà per primo sul mercato europeo”, si legge nel report Morningstar.

Commissioni medie degli Etf azionari e obbligazionari che replicano indici a capitalizzazione

Commissioni medie degli ETF azionari e obbligazionari

Nonostante non ci siano statistiche precise, è convinzione diffusa all’interno dell’industria che il mercato degli Etf sia prevalentemente formato da investitori istituzionali, che si stima rappresentino l’80% del totale. In futuro, qualcosa potrebbe cambiare, grazie soprattutto alla direttiva comunitaria Mifid 2, entrata in vigore a gennaio 2018, che ha imposto maggiore trasparenza sui costi dei fondi e sulle negoziazioni al di fuori dei circuiti ufficiali (over-the-counter). Queste ultime hanno rappresentato storicamente circa il 70% delle transazioni di Etf.

“La nostra previsione per l’industria europea degli Etf rimane positiva”, commenta Bioy. “Prevediamo che le masse raggiungeranno i 2 mila miliardi di euro entro il 2024, grazie a un aumento dei flussi e a condizioni di mercato favorevoli. Il trend a favore di investimenti a basso costo è ben avviato. Le strategie passive (Etf e index fund) dovrebbero continuare a strappare quote a quellie attive. Ora contano per il 17,3% del settore dei fondi in Europa, ma entro il 2025 potrebbero arrivare al 25-28% e gli Etf saranno una forza trainante”.