Occhio all’energia in portafoglio

Petrolio

Il petrolio è salito in altalena, lasciando gli investitori a domandarsi se sia il caso di mettere un po’ di energy in portafoglio e, eventualmente, quale sia il momento giusto per farlo. Il prezzo dell’oro nero nelle ultime settimane è passato rapidamente da 72 dollari al barile al 67 per poi muoversi repentinamente in alto e toccare i 78 dollari (un livello che non vedeva dal 2014). “Ogni valore al di sopra dei 70-75 dollari al barile nel breve termine fa felici le casse dei produttori ma, nel lungo periodo, rischia di fare male al settore”, spiega Mark Taylor, Senior equity analyst di Morningstar. “Se le valutazioni sono troppo alte, gli Stati Uniti si sentono incoraggiati a produrre più shale oil. Un’operazione che ormai fanno a costi molto bassi. Questo in un momento in cui alcuni paesi dell’Opec hanno problemi di estrazione. In una situazione del genere il cartello rischia di lasciare il mercato in mano agli Usa”.

Va poi considerata la profonda rivoluzione a cui sta andando incontro il settore energetico. “In teoria il passaggio da fonti fossili al gas di scisto per la produzione di energia e lo sviluppo delle automobili elettriche potrebbe far addensare nubi nere sul futuro delle società energy tradizionali”, dice Taylor. “In realtà stiamo notando che molte aziende oil stanno diversificando nelle energie rinnovabili quindi potrebbero essere in grado di cavalcare questo trend senza perdere le opportunità che, in termini di bilancio, il barile potrà ancora dare”.

Due Neutral per l’energia
Nella categoria Morningstar dedicata ai fondi che investono sui titoli energy, fra i prodotti disponibili in Italia ce ne sono due con Analyst rating. Entrambi hanno un giudizio Neutral.

BGF World Energy C2. “L’approccio top-down si fonde con quello bottom-up”, spiega Fatima Khizou in un report del 2 novembre 2017. “Il team mira a identificare i trend che influenzano l’equilibrio fra domanda e offerta di materie prime sottostanti, monitorando il quadro politico. L’analisi top-down è integrata con quella scrupolosa dei titoli al fine di identificare società con prospettive di crescita di lungo periodo sottovalutate dal mercato. Gli incontri con il management sono dunque essenziali allo scopo di identificare soluzioni che permettano di sovraperformare il benchmark. Gli investimenti riguardano l’intero spettro delle capitalizzazioni di mercato e hanno tendenzialmente un orizzonte di lungo termine. Di norma, le posizioni vengono liquidate al raggiungimento delle valutazioni attese, al deterioramento dei fondamentali o al cambio del management. Negli ultimi due anni il processo ha beneficiato di alcuni buoni correttivi. Per esempio si è introdotta una ricerca dedicata alle aree più cicliche del segmento energetico per reagire più rapidamente alle inversioni di tendenza, si è condotta un’analisi degli scenari più approfondita al fine di ottimizzare la strategia top-down e, infine, si è data un’enfasi maggiore ai fondamentali. (Analisi completa qui)

Guinness Global Energy C EUR Acc. “Il team di gestione combina analisi top-down con la ricerca bottom-up”, dice Khizou in un report del 3 aprile 2018. “Vengono incorporati elementi come il rapporto fra domanda e offerta di petrolio e gas e i comportamento dell’Opec per capire quali possaono essere i trend di lungo periodo del settore energetico. Questo passaggio viene utilizzato per scegliere i titoli nei diversi sottosettori che formano il comparto energy.  In generale i gestori cercano società trattate a valutazioni interessanti e con buoni fondamentali. I nomi ritenuti più interessanti vengono sottoposti a ulteriori analisi. Le previsioni sull’andamento di ogni società sono riviste ogni sei mesi. I target price sono stabiliti considerando le caratteristiche proprie di ogni sotto-segmento. Le azioni vengono vendute quando l’obiettivo di prezzo è stato raggiunto o quando i fondamentali sono peggiorati. Per aprire una nuova posizione, il team si deve liberare di una vecchia”.