Scatti di fine estate

Il mese di agosto lascerà il segno sui mercati internazionali. Il suo “effetto speciale” si chiama “dispersione dei rendimenti”. In termini tecnici, si può dire che settembre è cominciato all’insegna di una minore correlazione tra le Borse.

Wall Street ha proseguito la sua corsa (+3,2% in dollari l’indice Morningstar US), mentre i listini europei hanno perso il 2,4% in euro (indice Morningstar Europe). L’Italia ha fatto ancora peggio (-8,5% in euro) e anche il Regno Unito ha accusato il colpo (-3,6% in sterline). I mercati emergenti hanno ceduto circa il 2% in euro, ma alcuni paesi sono stati più penalizzati, come la Turchia. Il Giappone ha chiuso in positivo, tuttavia da inizio anno è rimasto in rosso.

Se guardiamo l’andamento del mercato globale nel suo complesso, quindi, non possiamo cogliere le differenze di rendimenti. L’indice Morningstar Global markets, infatti, in un mese ha guadagnato l’1,3% in euro.

Crescita/decrescita di 10 mila euro investiti nei diversi indici internazionali ad agosto

Mercati azionari globali ad agosto 2018

Fonte: Morningstar Direct

Mercati meno correlati
Il risultato è una minore correlazione tra le diverse aree geografiche rispetto al passato. Nei grafici seguenti abbiamo calcolato questo indicatore a un mese e a cinque anni tra i diversi benchmark Morningstar. Tra Wall Street e le Borse europee, ad esempio, si è passati da 0,7 del quinquennio a 0,46 ad agosto. Tra il Vecchio continente e il Giappone la correlazione è scesa da 0,68 a 0,43 e tra gli Usa e gli emergenti da 0,53 a 0,47.

Correlazioni tra i principali mercati nel mese di agosto

Correlazioni dei mercati azionari globali a agosto 2018

Correlazioni tra i mercati azionari da settembre 2013 ad agosto 2018

Correlazioni dei mercati azionari globali a 5 anni (agosto 2018)

Fonte: Morningstar Direct

Diminuisce la voglia di emergenti
“Nonostante i livelli storicamente alti delle quotazioni sui mercati globali, vediamo significative dispersioni a livello locale”, commenta Mark Preskett, Portfolio manager di Morningstar Investment management. “Nelle aree emergenti, l’avversione al rischio è aumentata a causa delle tensioni sul commercio internazionale, ma anche in risposta al peggioramento della situazione economica in Turchia, Argentina e Venezuela. L’Africa non si è sottratta alle vendite”. Un altro fattore-chiave è la forza del dollaro, che potrebbe aiutare le multinazionali delle nazioni con valute più deboli, se la politica del presidente americano, Donald Trump, non andasse nella direzione opposta, con le continue minacce di dazi.

Il positivo trend dei profitti
Se le quotazioni di Borsa mostrano acque molto agitate, più in profondità il mare sembra essere calmo. “Le regioni con i tassi di crescita economica più alti registrano ancora utili societari solidi”, spiega Preskett. “Tuttavia, i prezzi delle azioni sono scesi bruscamente. Per contro, negli Stati Uniti l’ottimismo è proprio incentrato sul positivo trend dei profitti. Le migliori performance, infatti, sono nei settori che si crede siano caratterizzati da una dinamica di espansione secolare degli utili, come i tecnologici”.

Amare gli unloved
Cosa succederà in autunno? Fare previsioni è sempre difficile, ma lo è ancora di più cercare di anticipare quello che succederà, magari uscendo da determinate asset class dopo i pesanti cali di agosto. “Raramente questi comportamenti creano valore per il portafoglio”, dice il gestore di MIM. “Meglio un approccio di lungo periodo, che porti ad investire quando ha senso farlo. Questo significa spesso preferire i titoli che nessuno vuole e che sono sottovalutati, anche se in periodi come quello attuale possono soffrire”.